14 aprile - 3 luglio 2005
GAM - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino - Via
Magenta, 31, TorinoMostra a cura di Pier Giovanni Castagnoli
e Corrado Levi
Disegni e opere su carta a cura di Elena Pontiggia
La GAM - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino
dedica un'ampia mostra antologica all'opera di Filippo De Pisis,
uno dei più significativi interpreti della pittura italiana
della prima metà del Novecento.
La mostra, costruita su un catalogo di un centinaio di
dipinti, cui si aggiungono circa quaranta disegni, è ordinata,
nella sua spina centrale, diacronicamente, a partire dal primo
dipinto: Natura morta occidentale del 1919, per giungere
all'opera conclusiva della rassegna: Natura morta con la
penna del 1953. All'interno del percorso principale si
trovano otto pareti che mostrano, nella trentennale produzione
di De Pisis, diverse modalità del suo fare pittorico o la
persistenza di temi ricorrenti.
Questi i titoli delle otto sezioni: l. La fantasia 2. La
pittura lacerata 3. L'ultima metafisica (Villa Fiorita) 4. Le
alterazioni dello spazio 5. Il quadro nel quadro 6. Il dolce
erotismo. 7. Il sublime 8.1 luoghi.
L'antologia dei disegni, raccolta in due sale, costituisce
un'importante snodo della mostra, offrendo una selezione di
altissima qualità di fogli estratti dall'ampia produzione
grafica dell'autore. Anche in questo nucleo di opere
l'attenzione alla ricorrenza di temi e iconografie risulta
esaltata dalle scelte compiute dalla curatrice Elena Pontiggia.
Le opere in mostra documentano con ampiezza di testimonianze
l'itinerario figurativo di un autore sensibile e dal gusto
raffinato, attore di una vita nomade e appassionata che lo ha
portato a vivere a Roma, a Parigi, a Londra, a Venezia, a Milano
e a posare il cavalletto in molti altri luoghi. A partire
dall'incontro avvenuto a Ferrara, sua città natale, con i
fratelli De Chirico e dalla confidenza con l'atmosfera della
pittura metafisica che per loro tramite respira, la pittura di
De Pisis inizia a prendere gradualmente forma personale nei
primi anni Venti, quando, durante il soggiorno romano e poi con
il trasferimento a Parigi, l'orizzonte delle esperienze del
pittore si dilata e prende via via corpo quella visione
originale, capace di risignificare i generi - la natura morta,
il paesaggio, il ritratto di figura - in una scrittura pittorica
colma di emozione e di stupore e in una progressiva spezzatura
dello stile che lo conduce a "quella pittura a zampa di mosca"
tanto ammirata da Montale. La mostra dà ampio conto di
questo cammino, con alcune delle più belle nature morte degli
anni Venti e molti rapinosi paesaggi del decennio seguente,
per giungere, attraverso numerose stazioni, a documentare
con dovizia di testimonianze la stagione estrema del pittore,
nel tempo della sua malattia e del ricovero a Villa Fiorita di
Brugherio: tempo assediato dal dolore, ma generoso, ancora, di
alcuni inarrivabili capolavori, nati da una spoliazione estrema
dei mezzi e dell'assoluta rinuncia alla facilità.