DAL 5 AL 9 MAGGIO AL LINGOTTO
La Fiera 2005 si apre con una serata speciale dedicata a Wislawa
Szymborska, la grande poetessa polacca Premio Nobel 1996, molto
amata in Italia, dove i suoi volumi, pubblicati da Adelphi e
Scheiwiller, vengono continuamente ristampati. Temperamento
schivo e riservato, che non rilascia interviste e antepone
sempre l'opera all'autore, la Szymborska appare molto raramente
in pubblico, ma ha voluto raccogliere l'invito della Fiera, che
gli è stato portato dal suo bravissimo traduttore italiano
Pietro Marchesani, professore di letteratura polacca
all'Università di Genova.
La Szymborska sarà dunque a Torino per un recital poetico,
atteso nella serata di martedì 3 maggio al Teatro Carignano.
Oltre a Marchesani, sarà con lei il regista Ferzan Ozpetek, che
è tra i suoi ammiratori più accesi.
La lettura teatrale della versione italiana delle poesie
della Szymborska sarà affidata al regista e attore Mauro
Avogadro, direttore della Scuola di Teatro del Teatro Stabile di
Torino.
Il suo nome ha cominciato a circolare in Italia proprio al
Salone del libro di Torino, quando nella serata inaugurale del
1988 Josif Brodskij l'aveva citata tra i grandi poeti viventi,
.anche se la sua vera scoperta da noi si deve all'appassionata
sensibilità dell'editore Vanni Scheiwiller. Quella della
Szymborska è una poesia apparentemente facile, che prende spunto
da minimi eventi di vita quotidiana per aprire squarci
vertiginosi sul precario destino dell'uomo, posto sullo stesso
piano della materia inanimata (famosa la sua Conversazione
con una pietra), ma sorretto da una tranquilla e fin
sorridente consapevolezza stoica che lo riscatta dalla sua
finitudine: "Tutto è mio, niente mi appartiene". Nemica del
sentimentalismo lirico come dello sperimentalismo fine a se
stesso, la Szymborska ci chiama alla scoperta della stupore di
fronte al portentoso spettacolo offerto da quello smisurato
teatro che è il mondo.
UN'ANTEPRIMA D'ECCEZIONE: MARTEDÌ 3 MAGGIO A TORINO UN RECITAL
DI WYSLAWA SZYMBORSKA LA GRANDE POETESSA POLACCA PREMIO NOBEL
1996.