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L’OCCHIO (e il) VIGILE
prossimità, video sorveglianza e sicurezza stradale:quale sicurezza costruiscono per la città presente e quali scenari per la città futura?
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La sicurezza va progettata e poi gestita attraverso politiche integrate che vadano oltre i momenti di prima emergenza". Con queste parole l’Ass. Regionale alla Polizia Locale Giovanni Caracciolo apre a Torino il convegno "l’occhio (e il) vigile. Prossimità, video sorveglianza e sicurezza stradale: quale sicurezza costruiscono per la città presente e quali scenari per la città futura", organizzato dalla Regione Piemonte – Assessorato Polizia Locale e dall’Associazione Amapola – Progetti per la sicurezza delle persone e delle comunità (fondata da Cicsene, organismo di cooperazione internazionale e sviluppo locale, Gruppo Abele, una delle maggiori associazioni a livello nazionale in ambito sociale e Cie, Centro di Iniziativa per l’Europa). "L’insicurezza presenta diversi aspetti, quello sociale, della legalità, dell’integrazione degli immigrati, stradale – prosegue Caracciolo – e la Regione Piemonte intende mettere in campo specifiche professionalità attraverso la formazione".

L’esperienza di Parigi e degli attentati di Londra, di cittadini che si ribellano alla loro stessa città evidenziando i seri problemi che una cattiva integrazione sociale e degli immigrati può determinare, non vanno sottovalutati a detta di Ernesto Savona, Direttore di Transcrime. Savona pone l’attenzione su diritti e integrazione come aspetti fondamentali per chi intende fare prevenzione in ambito di sicurezza perché poi le vittime rimarranno comunque vittime per sempre al di là di qualunque intervento. E’ dunque necessario, secondo Savona, concentrare l’attenzione sulla legislazione, i diritti processuali e dell’imputato, sulla prevenzione in ambito sociale. "Fare sicurezza urbana vuol dire intervenire a livello organizzativo, delle politiche locali, e della valutazione dei risultati ottenuti, operazione forse costosa ma che poi fa risparmiare risorse a tutti i livelli, per non sentire poi più dire che parlare di organici è una cosa e di effettivi un’altra". "In tutto questo - afferma Savona - la Regione ha un ruolo determinante: deve filtrare domanda e offerta di sicurezza e valutare l’efficacia delle proposte delle aziende di nuove tecnologie. Per la sicurezza servono meno prefetti e più sindaci. Va bene che ci siano gli assessorati alla sicurezza, non devono però mancare competenze trasversali e di relazione diretta per esempio con gli assessorati alle politiche sociali e ai lavori pubblici". Poi Savona torna a parlare del ruolo determinante dei sindaci nel gestire la sicurezza, attraverso un’ampia e approfondita conoscenza del territorio, ad esempio non deve capitare che un sindaco non sappia quanti immigrati ci sono nella propria città.

Stefano Bellezza, dirigente responsabile del Settore Polizia Locale della Regione Piemonte, ha subito ricordato il Documento programmatico politico regionale sulla sicurezza del 2004 per rendere effettiva una politica integrata della sicurezza, per esempio attraverso interventi come la polizia di prossimità che serve principalmente, se non solo, nei comuni più grandi per avvicinare la polizia municipale al cittadino. "La polizia municipale di prossimità rischia di essere demagogia – prosegue Bellezza - se attuata nei piccoli comuni e ovunque se l’agente non viene supportato da un’integrazione dei servizi (sociali, uffici tecnici…) che renda l’intera amministrazione comunale più prossima al cittadino. Se questo non avviene non si fa polizia di prossimità!

L’immagine di una coppia di motociclisti nudi, che indossano solo il casco, a cavallo di una moto in corsa da un’idea immediata del concetto alla base dell’intervento di Hans Monderman, Responsabile del Programma integrato di pianificazione del traffico, del territorio e del paesaggio delle Province del Nord dei Paesi Bassi, che per una maggiore sicurezza stradale professa l’eliminazione di qualsiasi segnale stradale: più aumentano le tutele e le protezioni, più diminuisce la nostra percezione del pericolo, la nostra cautela e responsabilità sociale e quindi la nostra sicurezza. Quei due motociclisti, senza abiti, andranno più piano, con le tute più forte, con le tute da corsa protette più forte ancora.

"Dobbiamo scegliere – prosegue Monderman – tra il sistema governato dal traffico, e quindi leggi e regolamenti che dicono al "pedone" e "all’automobilista" che cosa fare, e un sistema sociale in cui il cittadino è libero ed è il suo senso di responsabilità a renderlo sicuro. Sicurezza-ambiente-traffico, la politica tende a privilegiare uno dei tre, bisogna invece intervenire sui tre fronti. Perché in un campeggio usiamo le macchine con rispetto e domina la persona, mentre nelle nostre città dove viviamo tutti i giorni questo non può avvenire?". La sicurezza sociale diventa così una conquista del cittadino che si riappropria dello spazio in cui vive, delle relazioni interpersonali e, perché no, del proprio tempo.

 
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