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Torino,16 Settembre 2011 - S.2482 Mostra di Moda e Vernissage alla Reggia della Venaria
Reale per i 150 anni di eleganza in Italia "LA MODA IDENTITA' E
SPECCHIO DELL'ITALIA"
Una straordinaria, inedita e (con ogni probabilità) irripetibile
mostra sulla storia della moda italiana in occasione delle
celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, nata da
un incontro, di più di 2 anni fa, fra Alberto Vanelli, Direttore
della Venaria Reale, e Dino Trappetti, Presidente dell’allora
nascente Fondazione Tirelli Trappetti: si presenta così l’evento
espositivo che dal 17 settembre 2011 all’8 gennaio 2012 si tiene
nelle nuove Sale delle Arti della rinata Reggia di Venaria,
ormai confermata quale quinto sito culturale più visitato
d’Italia dal 2007, quando venne inaugurata dopo essere stata per
otto anni il cantiere di restauro più rilevante d’Europa.
Una grande mostra sulla moda del Belpaese, in occasione della
speciale ricorrenza del 150°, si spiega proprio perché la moda è
stata e continua ad essere sicuramente uno degli elementi
principali dell’identità dell’Italia contemporanea, simbolo nel
mondo della sua creatività, eleganza, stile e superba capacità
industriale; non solo: perché sempre la moda è in grado di
fornire chiavi di lettura e punti di vista privilegiati per
osservare la nostra realtà nazionale: è infatti convettore di
abitudini, attese, contrasti, ricerche, ma anche riflesso
diretto di vicende storiche, sociali, politiche, culturali e di
costume del nostro Paese.
LA MODA: IDENTITA' E SPECCHIO DELL'ITALIA
Una straordinaria, inedita e (con ogni probabilità) irripetibile
mostra sulla storia della moda italiana in occasione delle
celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, nata da
un incontro, di più di 2 anni fa, fra Alberto Vanelli, Direttore
della Venaria Reale, e Dino Trappetti, Presidente dell’allora
nascente Fondazione Tirelli Trappetti: si presenta così l’evento
espositivo che dal 17 settembre 2011 all’8 gennaio 2012 si tiene
nelle nuove Sale delle Arti della rinata Reggia di Venaria,
ormai confermata quale quinto sito culturale più visitato
d’Italia dal 2007, quando venne inaugurata dopo essere stata per
otto anni il cantiere di restauro più rilevante d’Europa.
Una grande mostra sulla moda del Belpaese, in occasione della
speciale ricorrenza del 150°, si spiega proprio perché la moda è
stata e continua ad essere sicuramente uno degli elementi
principali dell’identità dell’Italia contemporanea, simbolo nel
mondo della sua creatività, eleganza, stile e superba capacità
industriale; non solo: perché sempre la moda è in grado di
fornire chiavi di lettura e punti di vista privilegiati per
osservare la nostra realtà nazionale: è infatti convettore di
abitudini, attese, contrasti, ricerche, ma anche riflesso
diretto di vicende storiche, sociali, politiche, culturali e di
costume del nostro Paese.
UN ITINERARIO DI STILE
La mostra si dipana come un lungo e affascinante percorso tra
storia e immaginario, tra cinema, romanzo e attualità
presentando abiti autentici, appartenuti a personaggi storici
che con il loro stile hanno segnato il gusto di un’epoca (come
Gabriele d’Annunzio e le regine d’Italia, Eleonora Duse e Lina
Cavalieri), ma anche celebri abiti di scena come le splendide
creazioni di Piero Tosi per il genio di Luchino Visconti (il
bianco abito da ballo di Angelica ne Il Gattopardo, interpretata
da Claudia Cardinale, quello della tragica Livia Serpieri di
Senso, cui diede volto Alida Valli, e le vesti di Silvana
Mangano per Morte a Venezia); il celebre e discusso “pretino”
pensato dalle sorelle Fontana per Ava Gardner e poi
reinterpretato da Piero Gherardi per l’Anita Ekberg de La dolce
vita; le scarpe realizzate da Ferragamo per Marilyn Monroe. Il
nucleo principale dell’esposizione è costituito dagli abiti
della storica Fondazione Tirelli Trappetti di Roma: ad essi si
aggiungono i prestiti provenienti da prestigiosi enti museali e
le creazioni dei principali stilisti italiani contemporanei.
I quasi 200 abiti esposti raccontano la storia della moda in
Italia dal 1861 ad oggi, anche se solo dal secondo dopoguerra si
può parlare di “moda italiana” vera e propria, capace di
coniugare antica tradizione artigianale e moderna industria.
Prima di allora, durante il Regno, pur non mancando tentativi di
affermazione di una moda nazionale, restava la Parigi del
Secondo Impero di Napoleone III e di Eugenia il punto di
riferimento ed il modello imprescindibile. Non a caso in quel
periodo il più importante centro della moda in Italia fu proprio
Torino, porta naturale verso la Francia. Nel ventennio fascista
la volontà di emanciparsi dall’influenza transalpina fu
notevole, ma con risultati contradditori tra nazionalismo
propugnato e cosmopolitismo insito nell’essenza stessa della
moda. Fu dunque con la Repubblica che nasce la vera moda
italiana: determinanti in questo senso furono le sfilate
organizzate a Firenze dal marchese Giovanni Battista Giorgini a
partire dal 1951, dalle quali sarebbe scaturita un’autentica
epopea di crescita e successo che continuerà a Roma, in
straordinaria sinergia con il mondo del Cinema degli anni
Sessanta, e poi a Milano, sede creativa del Made in Italy e
indiscussa capitale della moda italiana a partire dagli anni
Settanta in poi.
Per questi motivi il percorso espositivo descrive un secolo e
mezzo di storia della moda secondo due macrosezioni che si
sviluppano su due piani, inaugurando i nuovi spazi delle Sale
delle Arti della Reggia, corrispondenti a due momenti diversi
delle vicende della moda in Italia.
I SEZIONE
La prima sezione concerne il periodo compreso dalla nascita
dello Stato unitario a quella della moda italiana ed è messa in
scena da Gabriella Pescucci, costumista cinematografica e premio
Oscar, che ha attinto a piene mani da quel cilindro fantastico
che è la collezione Tirelli Trappetti di Roma. La sezione è a
sua volta idealmente divisa in due parti. La prima occupa
l'intero primo piano della mostra e racconta la moda durante il
Regno d’Italia (1861-1946): si tratta di una moda di alta
qualità, ma non ancora configurata con un carattere identitario
nazionale. Atelier e sartorie della penisola continuavano,
infatti, a ispirarsi soprattutto alla Francia: ciò nonostante,
diversi furono gli approcci per gettare le basi per una moda
italiana, come viene messo in risalto dalla mostra. La seconda
parte narra, invece, gli anni Cinquanta e Sessanta, quando si
assiste finalmente alla nascita e all’affermarsi di una “moda
italiana”. La Repubblica ha avuto nella moda uno dei suoi
elementi identitari, un elemento di rilancio e riscatto
dell’Italia dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale.
La sezione si apre, quindi, con un abito da sera probabilmente
appartenuto alla contessa di Castiglione per approdare agli
abiti di Pucci e delle sorelle Fontana, in quella che fu la
gloriosa stagione della haute couture degli anni Sessanta: un
avvincente viaggio sull’evolversi del gusto e dello stile,
soprattutto femminile, con continui cambiamenti e ripensamenti
(esempi emblematici su tutti: la parabola della crinolina e
della tournure): i volumi si ampliano o si assottigliano sul
corpo, il focus si sposta dal seno al punto vita,
all’imbottitura del pouf posteriore, mutano le altezze degli
orli, sbocciano i décolletés, si alternano busti, corsetti,
strascichi… Una variazione perenne, pur con linee di continuità,
che conduce nel tempo alla comparsa di veri e propri atelier
nazionali in luogo delle vecchie sartorie locali.
II SEZIONE
La seconda sezione va dagli anni Settanta del Novecento ai
giorni nostri ed è il frutto delle scelte e del gusto di Franca
Sozzani, direttore di Vogue Italia. Si tratta degli anni
cruciali in cui nasce e si impone in tutto il mondo il fenomeno
dell’Italian style e del Made in Italy che ha modificato
fortemente l’immagine del Belpaese e ha reso la moda uno dei
principali comparti dell’economia italiana.
La sezione si sviluppa dunque dalla svolta degli anni Settanta
spingendosi fino ai giorni nostri con le nuove generazioni di
stilisti: il percorso inizia all’indomani dell’esplosiva spinta
dinamica e dialettica impressa dal ’68 che aveva consentito il
ribaltamento di codici e certezze anche in fatto di stile e
gusto del vestire che sembravano prima di allora inscalfibili,
continuando col prêt-à-porter degli anni Ottanta per arrivare
fino a oggi tra spinte contrastanti di opulenza e minimalismo,
mentre nel frattempo la moda diventa un fenomeno prettamente
italiano e industriale caratterizzato dalla flessibilità
applicata all’inventiva, alla serialità e appunto all’industria.
Presenti ovviamente nella sezione tutti i grandi protagonisti
dell’Italian style come Walter Albini, Giorgio Armani,
Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Krizia, Franco
Moschino, Dolce&Gabbana, Gucci, Salvatore Ferragamo, Fendi,
Blumarine, Roberto Cavalli, Miuccia Prada, Alberta Ferretti e
Max Mara per citarne alcuni.
Le opere sono rappresentate nello spazio dell’antico Teatro
delle Commedie della Reggia appena recuperato, trasformato in
ambiente monocromatico e monomaterico, ispirato alle geometrie
delle passerelle.
L'ALLESTIMENTO
Lo spettacolare allestimento di Michele De Lucchi negli
scenografici ambienti della Reggia elimina la distanza con gli
abiti esposti attraverso una magica combinazione di specchi,
così che il visitatore si può sentire parte della scena e della
storia rappresentata. In principio il percorso prevede uno
specchio incorniciato, quasi da camerino, che via via si farà
più frammentato, destrutturato.
Il suggestivo e coinvolgente gioco di rimandi tra arti
figurative, fotografia, cinema e musica, in costante dialogo con
gli abiti esposti, è arricchito inoltre da un percorso
olfattivo, ideato da Laura Tonatto appositamente per questa
mostra, che regalerà sensazioni d’altri tempi evocando ricordi,
atmosfere e ambientazioni uniche.
Le iniziative di Italia 150 godono dell’Alto Patronato del
Presidente della
Repubblica.
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