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Torino 12-13
Maggio 2010
La memoria, motivo conduttore del Salone 2010
Scopri gli incontri del programma dedicato al tema dell'anno, la
memoria
Che cosa è per noi, oggi, la memoria? Come la pensiamo, come la
utilizziamo? La scelta della memoria come motivo conduttore del
Salone 2010 nasce dalla constatazione di un paradosso: proprio
nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo
disporre di sterminate banche dati, tanto vaste come da sfidare
la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci siamo
accorti che il nostro rapporto con il passato si è fatto
distratto, intermittente, quasi infastidito.
Il mondo sembra appiattirsi su un presente superficiale e
nevrotico, incapace di fare realmente i conti con la propria
storia, persino di interessarsene. La memoria finisce per
diventare una generica nostalgia, rimpianto, vagheggiamento
rétro, escamotage post-modernista.
Intanto la sorte delle democrazie sembra legata al controllo
sempre più pervasivo e capillare di un Grande Fratello che sa
tutto di noi, dei nostri consumi, della nostra identità e rende
obsolete perfino le più fosche profezie di George Orwell. Eppure
la capacità di codificare e trasmettere la memoria, cioè le
esperienze acquisite, si è rivelato un fattore decisivo
nell’evoluzione delle società umane, che si sono potute
sviluppare proprio nel momento in cui hanno cominciato a
consegnare alle nuove generazioni la testimonianza delle proprie
esperienze.
Se fino a Gutenberg sapere a memoria era sinonimo di sapere tout
court, con la rivoluzione della stampa le ingegnose tecniche
classiche di memorizzazione, costruite sull’immagine di un
teatro, perdono importanza. Nell’Ottocento si afferma l’uso
politico della memoria che mira a consolidare l’identità
collettiva e per questo crea feste ed eroi nazionali, come in
Francia Giovanna d’Arco. Nasce «l’invenzione della tradizione».
La memoria assume un ruolo centrale in psicoanalisi e nella
biologia, attraverso le mappature del Dna; con Proust si afferma
come il motore primo della narrazione. Torna a riproporsi più
forte che mai la questione del delicato rapporto fra tradizione
e innovazione: che cosa conservare e cosa buttare?
Sono questi alcuni dei temi, all’incrocio fra scienza, storia,
letteratura, arti, che saranno al centro degli incontri e dei
dibattiti del Salone 2010, a partire dalle lectio magistralis di
Gianfranco Ravasi sulle religioni del ricordo («Fate questo in
memoria di me»), di Mario Botta sul delicato rapporto dialettico
che l’architettura intrattiene con il passato e di registi come
Giuseppe Tornatore (Ba’aria) e il francese Claude Lanzmann,
autore del monumentale docu-film sulla Shoah, ma anche della
travolgente autobiografia La lepre della Patagonia, sull’uso
cinematografico e letterario della memoria. Sul medesimo tema
anche il dialogo tra Pupi Avati e Andrea Vitali.
Si partirà con le neuroscienze. Edoardo Boncinelli, un biologo
che ha rivelato ottime capacità divulgative, dialogherà con il
neurochirurgo Arnaldo Benini su quell’hardware che nel nostro
cervello gestisce la memorizzazione del vissuto. Della funzione
primaria che la memoria ha nella psicoanalisi discutono il
freudiano Roberto Speziale Bagliacca e lo junghiano Luigi Zoja.
Luciano Canfora dedica una lectio magistralis all’invenzione
della memoria nell’età di Pericle, mentre Valerio M. Manfredi
ricostruisce il favoloso intreccio di leggende e di miti che si
è andato tessendo intorno alla tomba di Alessandro.
Del «delirio della lista», la vertigine di catalogazione ed
elencazione dell’esistente, con cui l’uomo cerca di esorcizzare
i guasti del tempo e i limiti delle proprie capacità mnemoniche,
ma anche della necessità dell’oblio, parlano Umberto Eco e il
filosofo Maurizio Ferraris, con la semiologa Patrizia Violi.
L’incontro è intitolato L’avvenire della memoria.
In che modo i segni della memoria possono corroborare una «sfida
educativa» oggi più che mai necessaria, ma anche sempre più
difficile? È questo il tema della lectio magistralis di S.E. il
cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza
Episcopale Italiana.
Già Primo Levi ci ricordava che la memoria personale va
sottoposta a verifica stringente, perché tende a modificare,
abbellire, «riscrivere» continuamente se stessa. Proprio a Levi
e alle sue riflessioni sul caso e la fortuna in Lager è dedicata
una conversazione dell’italianista inglese Robert Gordon, che
dello scrittore torinese è uno degli studiosi più acuti, in
dialogo con Domenico Scarpa. Il rapporto tra Storia e memoria è
oggetto della lectio magistralis di Giovanni De Luna. In che
modo la memoria personale può diventare ricostruzione condivisa
di un passato? Ne discute con lo stesso De Luna Benedetta
Tobagi, che con il suo libro ha saputo compiere questo percorso.
Un tragitto in qualche modo affine, dal documento alla
reinvenzione letteraria, è quello che illustreranno due maestri
del romanzo storico italiano, Alessandro Barbero e Melania
Mazzucco.
Ma è nel Novecento che si sono addensate tragedie con cui non si
può smettere di fare i conti. Così la Shoah, che porta con sé
anche la difficoltà di dire l’indicibile (i libri di Enrico
Donaggio, Diego Guzzi e Carlo de Matteis; o il libro di Helga
Schneider, La baracca dei tristi piaceri. Il sesso forzato come
strategia del nazismo). O ancora le relazioni pericolose tra
cultura della razza e cultura letteraria nell’Italia del
Novecento (ne parlano lo storico polacco Bronislaw Backo,
Luciano Canfora e Carlo Ossola). Mentre Francesco Cataluccio
insegue i fantasmi della grande cultura mitteleuropea, distrutta
prima dal nazismo e poi dallo stalinismo.
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Salone del libro
Cresce la lettura e cresce il giro d’affari del mondo del libro.
Questa nuova edizione del Salone internazionale del Libro di
Torino, al via dal 13 al 17 maggio al Lingotto, apre forte di
due dati positivi per il settore.
Cresce infatti la percentuale dei lettori, che nel 2009 hanno
raggiunto quota 45,1%, come rilevato da Istat, superando la
soglia dei 25milioni di persone con più di 6 anni che leggono
almeno un libro in un anno.
E cresce il mercato trade per il settore librario, attestandosi
sul 3,7% in più nei primi 3 mesi e mezzo del 2010 rispetto al
corrispondente periodo del 2009, come emerge da uno dei nuovi
dati dell’indagine NielsenBookScan che sarà presentata il 13
maggio alle 13.45 nella sala Azzurra del Salone nell’ambito del
convegno, organizzato da Associazione Italiana Editori (AIE) e
Salone internazionale del libro di Torino, “Che fine farà
l’e-book: tra libri di carta e applicazioni digitali”.
A partire dalla fotografia del mercato del libro di carta di
NielsenBookScan si andrà ad indagare – grazie ad una ricerca
condotta dall’Ufficio studi di AIE nel dicembre scorso
nell’ambito della fiera Più libri più liberi – la propensione
degli italiani all’e-book.
In base ai primi dati emerge che il 7,5% degli intervistati
dichiara di aver già comprato (o di accingersi a farlo) un
e-book.
Un altro 5,8% aspetta solo un maggior numero di titoli in
italiano e un altro 2,8% la possibilità di leggersi sullo
schermo dei best seller. Numeri per ora ancora lontani da quelli
del mercato dei canali trade ma che indicano grandi
potenzialità, anche in ambito italiano.
L’evento - Si aprirà alle 13.45 con i saluti del direttore
editoriale del Salone Ernesto Ferrero e del presidente dell’AIE
Marco Polillo.
Il dibattito sarà introdotto dalla presentazione dell’indagine
sul mercato italiano, a cura di Monica Manzotti di
NielsenBookScan, e della propensione degli italiani all’ebook a
cura di Giovanni Peresson di AIE.
Ne parleranno - moderati dal giornalista del Sole 24 Ore Stefano
Salis - Riccardo Cavallero, direttore generale Libri trade
Mondadori, Alessandro Baldeschi, amministratore delegato
Messaggerie Libri, Bruno Mari, vice presidente di Giunti.
Alessandro Soncin