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TORINO, 10 aprile 2010
PRIMO GIORNO D’OSTENSIONE: MESSA IN DUOMO
E POI IL VIA ALLE VISITE DEI PELLEGRINI
Con la Santa Messa presieduta questo pomeriggio nel Duomo di
Torino dal cardinal Severino Poletto e concelebrata con i
Vescovi delle diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta (in allegato
il testo dell’omelia), è ufficialmente iniziata l’ostensione
della Sindone, la prima del Terzo millennio. Ma, già nel corso
della prima parte della giornata, le porte della cattedrale
erano state aperte per le visite riservate ad autorità,
giornalisti al folto gruppo di volontari, oltre quattromila, che
fino al 23 maggio saranno impegnati in diversi servizi della
macchina organizzativa dell’ostensione.
Tra le personalità presenti “all’anteprima” del mattino,
l’amministratore delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, i
vertici delle istituzioni locali con il sindaco del capoluogo
piemontese, Sergio Chiamparino, il presidente della Provincia di
Torino, Antonio Saitta, il neogovernatore della Regione
Piemonte, Roberto Cota, in rappresentanza del Governo i
sottosegretari ai Trasporti, Mino Giachino, e agli Interni,
Michelino Davico, e il procuratore capo di Torino, Giancarlo
Caselli. Parlando a loro il cardinal Poletto ha ricordato che
l’ostensione è prima di tutto un evento spirituale. “I frutti
che auspico da questa ostensione – ha detto il Custode
pontificio della Sindone – sono la conversione del cuore e
l’aiuto concreto offerto agli altri. Se essa farà migliorare la
vita sociale e civile della città, ecco che avremo ricevuto la
Grazia più grande che potevamo attenderci”. Il cardinale ha
proseguito invitando i politici a “mettere da parte i colori
partitici, guardare ai problemi della gente e lavorare al
servizio del bene comune”.
Il cardinal Poletto ha anche sottolineato che il difficile
momento economico non ha risparmiato l’ostensione, tanto che “le
spese per la sua organizzazione , se confrontate all’esposizione
giubilare del 2000, sono state tagliate del 50%”.
“Fortunatamente però – ha aggiunto l’Arcivescovo di Torino -
rispetto a dieci anni fa è cresciuto il numero degli sponsor”.
Nel tardo pomeriggio, a partire dalle 18.30, l’ingresso dei
primi pellegrini: oltre 12 mila persone, 12.140 per la
precisione, 480 delle quali provenienti dall’estero. Il numero
delle prenotazioni è ormai vicinissimo alla soglia del milione e
mezzo. Alle ore 13 i posti prenotati risultavano 1.473.561, di
cui il 93% dall’Italia (590 mila dal Piemonte, 286 dalla
Lombardia, 80 mila dal Lazio, 73 mila dal Veneto, 63 dall’Emilia
Romagna, 29 mila dalla Puglia, 16.500 dalla Sicilia). Per quanto
riguarda l’estero quasi 60 mila sono le prenotazioni giunte dai
paesi dell’Europa occidentale (22 mila dalla Francia, 12 mila
dalla Germania, 9 mila dalla Spagna, oltre 7 mila dalla Svezia),
30 mila dall’Europa orientale (10 mila dalla Polonia, 7 mila
dalla Russia), 13 mila dal continente americano (9 mila dagli
Stati Uniti, oltre mille dal Messico), quasi 2 mila dall’Asia e
non mancano prenotazioni dall’Africa e Oceania.
Domani, Duomo aperto alle ore 7 alle 20 e visita alla Sindone
per 45 mila pellegrini.
OMELIA S. MESSA DI APERTURA DELL’OSTENSIONE DELLA SINDONE del
Card. Severino Poletto
Arcivescovo di Torino
Cattedrale di Torino, 10 Aprile 2010
Premessa
Carissimi tutti,
siamo finalmente arrivati al momento tanto atteso nel quale i
nostri occhi stupiti e commossi possono fermarsi a fissare
impressa sulla santa Sindone, esposta qui davanti a noi,
l’immagine silenziosa ma fortemente eloquente di un uomo
crocifisso, che presenta in modo impressionante tutti i segni
caratteristici delle violenze subite dal corpo di Gesù durante
la sua Passione, così come sono descritte dai Vangeli. La
coronazione di spine, i numerosi colpi di flagello, le ferite
dei chiodi nelle mani e nei piedi e il petto squarciato dal
colpo di lancia di un soldato sono tutti elementi legati alla
Passione del Signore e riconoscibili nell’immagine che sta qui
davanti a noi visibile su questo sacro Lino e sono per noi ��
come disse nel 1998 il Venerabile Papa Giovanni Paolo II –
“provocazione all’intelligenza perché il fascino misterioso
esercitato dalla Sindone spinge a formulare domande sul rapporto
tra il sacro Lino e la vicenda storica di Gesù”.
1. La Parola di Dio
Stiamo celebrando l’Eucaristia e non possiamo prescindere dal
compito di fermarci a riflettere sul messaggio che la liturgia
della seconda Domenica di Pasqua ci offre attraverso la Parola
di Dio ed in particolare nella pagina del Vangelo. Giovanni ci
narra che, mentre i discepoli stavano chiusi nel cenacolo per
timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse:
«Pace a voi». Detto questo mostrò loro le mani e il fianco. E i
discepoli gioirono al vedere il Signore. In questa celebrazione
eucaristica Gesù si rende ancora una volta presente in mezzo a
noi nel sacramento e la sua, pur essendo una presenza nascosta
nei segni del pane e del vino consacrati, è una vera presenza
reale in quanto Egli è ormai risorto e vive per sempre. Il suo
corpo risorto porta però ancora i segni della sua passione e
morte e Gesù li fa vedere ai discepoli per convincerli della sua
vera identità di Messia, Figlio di Dio, morto in croce, ma ora
vittorioso sulla morte e sul peccato. Questo suo apparire
provoca nei discepoli una gioia grande perch������������������� finalmente possono
constatare che le notizie ricevute dalle donne che, andate al
sepolcro, avevano sentito dagli Angeli l’invito a “non cercare
tra i morti colui che è vivo” (Cf Lc 24, 5) corrispondono a
verità. Anche il dubbioso Tommaso, che lancia la sfida dicendo
che crederà soltanto quando potrà toccare con le sua mani le
ferite dei chiodi e del costato, riceverà un segno di
benevolenza da Gesù che ritorna per raccogliere questa sfida. Ma
Tommaso non tocca, si ferma davanti al mistero e proclama la sua
fede nel Risorto dicendo: «Signore mio e Dio mio!��.
2. La Sindone “specchio del Vangelo”
Ci può essere una analogia tra quanto vissuto dai discepoli
secondo questo testo di Giovanni e quello che proviamo noi
davanti alla Sindone? Qual è il fascino che questo sacro
Lenzuolo suscita nella moltitudine di persone che verranno a
Torino per vederlo, contemplarlo in meditazione orante e
silenziosa? Noi sappiamo che la nostra fede non si fonda sulla
Sindone, bensì sui Vangeli e sull’annuncio che i testimoni, gli
Apostoli, ci hanno dato della verità della risurrezione di Gesù
da morte perché sono stati con Lui e hanno mangiato e bevuto con
Lui dopo che era uscito vivo dal sepolcro. Non trattandosi di
materia di fede la Chiesa non ha competenza specifica nel
pronunciarsi sull’autenticità o meno della Sindone. Compete agli
scienziati e storici seri, non ai prevenuti, valutare e
risolvere tale questione, cioè dire con certezza se la Sindone
corrisponde o no al vero lenzuolo che ha avvolto il corpo di
Gesù durante la sua breve sepoltura. A noi basta per ora
affermare che quanti finora l’hanno studiata a lungo e con
criteri scientifici oggettivi non sono ancora riusciti a
spiegare come si sia formata quell’immagine, che certamente non
è un manufatto, per cui permangono fondate, con alto grado di
probabilità, le ragioni in favore della sua autenticità.
La nostra fede in Gesù, che patì sotto Ponzio Pilato, fu
crocifisso, morì e fu sepolto e soprattutto risuscitò dai morti
secondo le Scritture e quindi è il vero ed unico nostro
Salvatore, non ha bisogno della Sindone bensì del Vangelo, ma la
Sindone, ed è qui il suo fascino misterioso, è un grande aiuto
alla fede e alla preghiera dei credenti perché ci invita a
meditare commossi e stupiti sulla Passione del Signore, di cui
essa ci presenta i segni visibili, ed il nostro animo è rapito
dal pensiero di come e a quale prezzo il Signore Gesù ci ha
amati fino a morire per noi.
3. Passio Christi, Passio hominis
Le parole “Passio Christi, Passio hominis” che ho scelto come
motto di questa Ostensione ci invitano a mettere in relazione la
passione così carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante
passioni, croci e sofferenze che nel corso della storia ed in
particolare anche oggi segnano la vita dell’umanità e scoprire
come la passione del Signore illumina di luce nuova le numerose
e spesso inspiegabili croci che gravano sulle spalle di tante
persone.
Fissare lo sguardo sull’immagine sindonica significa cogliere il
profondo mistero di una sofferenza scelta, accettata e offerta
per amore da parte del Signore Gesù. Ma nello stesso tempo la
Sindone ci ricorda che Gesù ha preso su di sé ogni sofferenza
umana, ogni nostra sofferenza. Ricordo ancora le parole di
Giovanni Paolo II pronunciate qui nel ’98: “L’impronta del corpo
martoriato del Crocifisso, testimoniando la tremenda capacità
dell’uomo di procurare dolore e morte si suoi simili, si pone
come l’icona della sofferenza dell’innocente di tutti i tempi:
delle innumerevoli tragedie che hanno segnato la storia passata
e dei drammi che continuano a consumarsi nel mondo. Davanti alla
Sindone, come non pensare ai milioni di uomini che muoiono di
fame, agli orrori perpetrati nelle tante guerre che insanguinano
le Nazioni, allo sfruttamento brutale di donne e bambini, ai
milioni di esseri umani che vivono di stenti e di umiliazioni ai
margini delle metropoli, specialmente nei Paesi in via di
sviluppo? Come non ricordare con smarrimento e pietà quanti non
possono godere degli elementari diritti civili, le vittime della
tortura e del terrorismo, gli schiavi di organizzazioni
criminali?”. Ora anche noi ci domandiamo: come non pensare qui
davanti a questa immagine della sofferenza di Cristo alle grandi
tribolazioni di molte famiglie povere, dei senza lavoro, alle
croci quotidiane dei malati e dei moribondi, di quanti faticano
a vivere dignitosamente, e alle tante sofferenze nascoste
vissute nel silenzio tra lacrime e disperazione?
Soltanto la luce che promana da Gesù sofferente e risorto riesce
ad arricchire di significato redentivo, molto spesso misterioso
ma sempre efficace, tutte le nostre sofferenze, se vissute e
offerte con amore e con la certezza che nulla di quanto nel
nostro vissuto quotidiano ci accosta alla croce di Cristo è
privo di senso o va perduto.
Conclusione
San Giovanni nel suo Vangelo ci ricorda che «Vicino alla croce
di Gesù stava Maria sua Madre» (Gv 19, 25). Anche qui, vicino a
questa immagine sindonica, intensa e struggente, che ci parla
dello strazio inenarrabile del Signore Gesù, è lecito pensare
alla presenza di Maria che è qui per ricordare ai pellegrini che
passano in silenziosa preghiera che la passione di Gesù rimane
il vero balsamo di consolazione per ogni nostra sofferenza
perché con la sua risurrezione il Signore ci ha dimostrato che
il dolore finisce e la morte passa, mentre la vita e la gloria
che Egli ci offre sono doni definitivi che ora viviamo nella
speranza, ma che un giorno si riveleranno come una realtà di
gioia senza fine quando «saremo sempre con il Signore» (1 Ts 4,
17).
Il frutto spirituale che chiedo al Signore per quanti si
avvicineranno in preghiera a questa santa Immagine sindonica è
di percepire con certezza di fede il dono di grazia che Dio ci
offre attraverso la passione di Gesù, così come leggiamo nella
Prima Lettera di Pietro: «Cristo patì per voi, lasciandovi un
esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e
non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva
con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si
affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri
peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo
più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe
siete stati guariti» (1 Pt 2, 21-24).
________________________________
Ostensione della Sindone
La Sacra Sindone, è un telo di lino conservato nel Duomo di
Torino, sul quale è visibile l'immagine di un uomo che porta
segni di maltrattamenti e torture compatibili con quelli
descritti nella Passione di Gesù. La tradizione identifica
l'uomo con Gesù e il lenzuolo con quello usato per avvolgerne il
corpo, nel sepolcro. La sua autenticità è oggetto di fortissime
controversie. Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon),
che indica un tessuto di lino di buona qualità o tessuto
d'India. Il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo
funebre di Gesù. Le esposizioni pubbliche della Sindone sono
chiamate ostensioni (dal latino ostendere, "mostrare"). Le
ultime sono state nel 1978, 1998, 2000 e 2010: quest'ultima è
iniziata il 10 aprile, e si è conclusa il 23 maggio. Tutti gli
storici sono d'accordo nel ritenere documentata con sufficiente
certezza la storia della Sindone a partire dalla metà del XIV
secolo: risale infatti al 1353 la prima testimonianza storica.
Sulla sua storia precedente e sulla sua antichità non vi è
accordo. La datazione radiometrica con la tecnica del Carbonio
14, eseguita nel 1988, ha datato la stoffa del lenzuolo in un
intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390 d.C. I
sostenitori dell'autenticità del telo non giudicano attendibile
l'esame svolto nel 1988, ipotizzando inquinamento dei lacerti di
tessuto prelevati per essere sottoposti a indagine. Ritengono
quindi che la Sindone sia l'autentico lenzuolo funebre di Gesù e
risalirebbe alla Palestina del I secolo; essi sostengono inoltre
la «suggestiva ipotesi» secondo cui la Sindone di Torino sia da
identificare con il mandylion o "Immagine di Edessa",
un'immagine di Gesù molto venerata dai cristiani d'Oriente,
scomparsa nel 1204 (questo spiegherebbe l'assenza di documenti
che si riferiscano alla Sindone in tale periodo). In questo
caso, occorre ipotizzare che il telo di Edessa, che è descritto
come un fazzoletto, fosse esposto solo ripiegato più volte e in
modo tale da mostrare unicamente l'immagine del volto.
Alessandro Soncin