Il Museo di Anatomia Umana "Luigi
Rolando"
Il Museo, nato nel 1739 nel Palazzo dell’Università di via Verdi
8, oggi sede del Rettorato, dopo vari trasferimenti, nel 1898
venne riallestito nell’attuale sede del Palazzo degli Istituti
Anatomici, in locali monumentali appositamente costruiti con
un’architettura che sottolinea l’importanza della disciplina e
il prestigio della scuola anatomica torinese a fine Ottocento.
Poiché nel corso del Novecento l’allestimento non ha subito
rilevanti modifiche, abbiamo oggi la possibilità di visitare un
eccezionale esempio di museo scientifico ottocentesco rimasto
quasi inalterato e ora restaurato nella sua veste originaria.
Oltre alle collezioni prettamente anatomiche (preparati a secco
e in liquido, modelli in cera, cartapesta e legno), il museo
conserva collezioni di interesse antropologico, frenologico,
primatologico, embriologico, paleoantropologico, artistico e
collezioni di strumenti, oltre a un fondo archivistico, un
archivio fotografico e un fondo librario storico.
La visita del Museo evidenzia aspetti che vanno ben oltre
l’importanza scientifica degli oggetti esposti, investendo anche
significati storici, architettonici e artistici che sono stati
considerati prioritari nelle operazioni di riordino e
valorizzazione delle collezioni.
Tre postazioni video e una guida cartacea prendono spunto dagli
oggetti per raccontare avvincenti storie scientifiche e umane,
aiutando a comprendere la storia delle collezioni e il loro
significato oggi.
Il Museo della frutta "Francesco Garnier Valletti"
Il Museo presenta la collezione di mille e più «frutti
artificiali plastici» modellati a fine Ottocento da Francesco
Garnier Valletti, di proprietà della Sezione operativa di Torino
dell’Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante di via
Ormea 47.
Attraverso la ricostruzione dei laboratori d’analisi, delle sale
della collezione pomologica, della biblioteca, dell’ufficio del
direttore della Stazione di via Ormea con i loro arredi
originali, valorizza il suo prezioso patrimonio
storico-scientifico e ne segue la vicenda – dalla costituzione
della Stazione di Chimica Agraria nel 1871 ad oggi – nel
contesto di un aspetto poco noto della storia della città:
l’evoluzione della ricerca applicata all’agricoltura a Torino
tra Otto e Novecento.
Cuore e centro del Museo è la sua straordinaria collezione
pomologica, costituita da centinaia di varietà di mele, pere,
pesche, albicocche, susine, uve ... acquisita tra il 1927 e il
1935, finalmente esposta al pubblico dopo essere stata
accuratamente restaurata e studiata, offrendo anche
l’opportunità di conoscere la vita e l’opera di Francesco
Garnier Valletti, nato a Giaveno nel 1808 e morto a Torino nel
1889, geniale ed eccentrica figura di artigiano, artista,
scienziato.
Un tuffo nel passato che costituisce anche l’occasione per
riflettere sul tema, attualissimo, della biodiversità.
Il Palazzo degli Istituti Anatomici
L’isolato compreso fra corso Massimo d’Azeglio e le vie
Donizetti, Giuria e Michelangelo è stato sede, dalla fine
dell’Ottocento, degli Istituti Anatomici della Facoltà di
Medicina, oltre ad aver ospitato, tra il 1935 e il 1996, anche
la Facoltà di Agraria.
Con la riapertura del Museo di Anatomia Umana - integralmente
restaurato e riproposto nell’originario allestimento del 1898 -
e del Museo della Frutta, dal 2007 il Palazzo degli Istituti
Anatomici riprende e sviluppa una vocazione museale che gli è
stata propria sin dalle origini.
In un prossimo futuro il Palazzo ospiterà anche il Museo di
Antropologia Criminale "Cesare Lombroso", che già si trovava in
questo edificio fra il 1898 e 1948, e il Museo di Antropologia
ed Etnografia, che ha oggi sede nell’edificio del ex ospedale di
San Giovanni, entrambi parte – con il Museo di Anatomia Umana –
del Progetto Museo dell’Uomo.
Questo nuovo polo museale, espressione di un intento condiviso
dall’Università degli Studi di Torino, dalla Regione Piemonte e
dalla Città di Torino, offre una visione articolata e complessa
del positivismo scientifico che, tra fine Ottocento e inizio
Novecento, ha avuto in Torino un centro propulsivo su scala
nazionale. E, nel valorizzare il patrimonio storico
universitario e degli enti di ricerca di Torino, offre al tempo
stesso l’opportunità per riflettere, oltre che sull’eredità del
positivismo, sulle nuove frontiere che la scienza si trova oggi
ad affrontare.
San Salvario
San Salvario non è stato solo un quartiere residenziale,
commerciale, industriale, ma anche, fra fine Ottocento e inizio
Novecento, il principale polo della ricerca scientifica
torinese.
Qui si sono sviluppate la ricerca botanica e la sperimentazione
agraria: dalla creazione dell’Orto Botanico nel 1729,
all’insediamento dei Vivai Burdin nel 1822, e delle Serre
Municipali tra il 1871 e il 1926, nello stesso isolato che, dal
1886, accoglie l’Accademia di Agricoltura con i suoi Orti
sperimentali e, non lontano, in via Ormea 47, dal 1895, anche la
Stazione di Chimica Agraria.
Dal 1859 il Castello del Valentino ospita la Regia Scuola di
Applicazione per gli Ingegneri, primo nucleo dell’attuale
Politecnico, mentre nel Parco si svolgono le grandi Esposizioni,
prima cittadine, poi nazionali e internazionali. E il Borgo
medievale è il principale, ma non certo l’unico loro lascito.
Dal 1885, tra Corso Massimo d’Azeglio e via Giuria, si insediano
i nuovi istituti scientifici dell’Università nei maestosi
palazzi che danno vita alla «Città della Scienza», al cui
fianco, dal 1931, sorge l’Istituto Galileo Ferraris. Dal 2006 in
San Salvario è attiva la Scuola universitaria per le
Biotecnologie di via Nizza 52, nello stesso luogo in cui, tra il
1934 e il 2003, si trovava la Facoltà di Veterinaria
I musei del Palazzo degli Istituti Anatomici, nel conservare
memoria di questo importante ma poco noto passato, del quartiere
e della città, si propongono di offrire anche un contributo allo
sviluppo della ricerca e della conoscenza scientifica, da cui
dipende una parte rilevante del nostro futuro. |