1 ottobre 2007 - ENRICO LETTA
A TORINO
Teatro Vittoria, Via Gramsci 4, Torino
presentazione del libro
“In questo momento sta nascendo un bambino” - Rizzoli
editori
ne discutono con l’autore
Marco CALGARO parlamentare
Sergio CHIAMPARINO sindaco di Torino
Francesco PROFUMO rettore del Politecnico
Enrico SALZA Presidente C.G. Intesa SanPaolo
Elsa FORNERO economista
Giuseppe BERTA storico
Bruno MANGHI sociologo
modera Ettore BOFFANO giornalista
Un Paese che non genera nuove vite è un Paese che non guarda
al futuro. Al contrario, un Paese che accetta di misurarsi
con la sfida demografica è un Paese che non rinuncia a
combattere il declino, che punta a rinnovarsi e a innovarsi
per far convivere in equilibrio giovani e anziani. È un
Paese che offre opportunità ai suoi ragazzi e sicurezza ai
suoi vecchi, un Paese della libertà, della competizione e,
al tempo stesso, della solidarietà, un Paese dei diritti e
dei doveri. Un Paese che accetta di «giocare» la sua partita
anche sul piano internazionale in un mondo trasformato
radicalmente dalla globalizzazione. Che garantisce ai suoi
cittadini la possibilità di vivere in un ambiente più sano,
in una società più giusta, in un sistema politico più
sobrio, autorevole, efficiente. Proprio della politica,
della nostra politica di Paese vecchio, si parla male. Si fa
a gara a parlarne male, ottenendo ogni volta un applauso
convinto e prolungato. Le ragioni sono tante: molte vere,
altre verosimili. Accanto al rifiuto di certe vecchie e
zavorrate pratiche, si percepisce tra i cittadini una voglia
prevalente di politica sana, centrata su poche ed essenziali
verità. Fa riflettere quanto siano diffuse la richiesta di
spazi di partecipazione e la voglia di mettere la propria
intelligenza, le proprie competenze, la propria passione al
servizio di una politica che sappia dare risposte. I
cittadini, almeno quelli più sensibili e motivati, premono
per partecipare. Molti politici rispondono con vere e
proprie contromisure: per loro non è la partecipazione il
bene da difendere, ma il controllo della situazione. Tutti
sanno che oggi la politica ha tempi brevi, non più lunghi
dello spazio tra il tg della notte e le prime agenzie del
mattino. Per apparire, bisogna trasformare anche i gesti di
una vita normale in micro eventi che fanno notizia. Troppo
spesso i progetti a lunga scadenza non interessano, servono
piccole cose facili da fare e rapide da comunicare.
Rinunciare alle strategie di lungo termine per privilegiare
la tattica del giorno per giorno è una tentazione che a
molti, troppi, è parsa irresistibile. Il Partito democratico
nasce per rompere con questo sistema. Si candida a essere la
prima forza politica del Paese, ereditando tradizioni e
identità politiche nobili, che hanno fatto la storia della
Repubblica, ma soprattutto facendo spazio alle esigenze,
alle idee, alla voglia di partecipare di chi si vuole
impegnare con noi. Rompere visibilmente con la politica del
giorno per giorno è l’obiettivo principale. Il progetto di
un partito politico che nasce oggi, per non far morire le
sue idee con il leader, deve allora avere come orizzonte il
Paese del futuro, deve riflettere su quale Italia vuole per
i prossimi quarant’anni, deve pensare proprio al bambino che
sta nascendo in questo momento in un ospedale italiano: è
lui o lei il vero portatore dell’interesse generale. Se
pensiamo a chi nasce oggi, pensiamo a chi andrà a scuola nel
2013. Pensiamo a chi, se ne avrà voglia e le possibilità,
andrà all’università nel 2025. A chi voterà in quell’anno
per la prima volta e poi cercherà di perseguire la propria
vocazione nella vita. Così facendo parleremo anche alle
altre generazioni, non le marginalizzeremo in discorsi di
nicchia,
ma permetteremo a chi è meno giovane di partecipare a un
progetto che ha finalmente il respiro dell’interesse
generale. Il 2025 da un lato è vicino, dall’altro si pone su
una scala temporale impossibile da salire per chi ragiona
pensando solo ed esclusivamente al suo consenso di oggi e
alla prossima tornata elettorale. Però, bisogna rassegnarsi
all’idea che ciò che vivranno, e come lo vivranno i bambini
nati nel 2007, dipenderà dalle azioni che noi compiremo. Ed
è un sentimento che deve riempirci di fierezza, di serietà e
di voglia di vivere bene che vale per noi, ma non solo per
noi, e non solo per i prossimi tre mesi, due semestri, tre
anni. I bambini nati oggi vivranno in un ambiente sano,
avranno opportunità per far fruttare i loro talenti,
troveranno strumenti di solidarietà per rialzarsi dalle
difficoltà che incontreranno. Questa è una delle possibilità.L’altra
è che noi scegliamo di comportarci oggi come hanno fatto
altri negli anni Ottanta.Se sarà così, quei bambini
spenderanno tempo ed energie per pagare i nostri debiti,
contratti a favore non di tutti, ma di corporazioni, piccoli
nuclei politicamente forti, protetti, tutelati a spese degli
altri. Oltre ogni limite di buon senso.
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