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 350 ANNI DEI “GRANATIERI di SARDEGNA” A TORINO,
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Torino, 18 aprile 2009
350 ANNI DEI “GRANATIERI DI SARDEGNA” A TORINO,
Prestigioso Carosello storico e Gran convivio di militari
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Il 18 aprile i granatieri di Sardegna hanno compiuto i 350 anni di vita. La ricorrenza, particolarmente sentita da tutto il personale delle Forze Armate in quanto trattasi della “nascita” a Torino il18 aprile 1659 del più antico Corpo Militare Permanente d’Europa, , per volere di Carlo Emanuele II, quattordicesimo duca di Savoia acquista maggiore interesse e solennità nella città per il profondo legame di storia e di affetto tra i cittadini di Torino e i Granatieri.
Un'unità scelta che ha percorso tutte le vicende del regno sardo prima e della repubblica poi, combattendo su tutti i fronti: dalle guerre d'Indipendenza ai due conflitti mondiali, per essere impiegati nelle missioni di pace dagli anni Novanta ad oggi. L'immagine dei granatieri è quella di soldati dal fisico imponente devono essere alti almeno un metro e 90, per il loro aspetto sempre in prima fila nelle sfilate e nelle manifestazioni. Ma non sono uomini da parata. In realtà appartengono a un corpo speciale nato tre secoli e mezzo fa per affrontare le missioni più pericolose. Nel corso del tempo ha conservato questa sua prerogativa distinguendosi nelle battaglie più sanguinose. Un corpo a metà tra gli arditi e i guastatori, tanto che dopo gli assalti tornavano decimati nelle retrovie. Il loro valore lo testimoniano le numerose medaglie conferite alle bandiere del reggimento e le 37 medaglie individuali.
I granatieri discendono dal reggimento delle Guardie istituito a Torino il 18 aprile 1659 da Emanuele duca di Savoia e re di Cipro. In questo reggimento furono inquadrati soldati di alta statura specializzati nel lancio delle granate (palle di ferro imbottite di polvere da sparo) che venivano utilizzate come le più recenti bombe a mano.
Il nome granatieri venne assegnato da re Vittorio Amedeo II, figlio di Emanuele, che volle potenziare la capacità di fuoco delle sue guardie inserendo in ogni compagnia sei uomini particolarmente alti e coraggiosi, incaricati di andare all'assalto con le granate. Nell'Ottocento si distingue nelle guerre d'Indipendenza. Il 30 maggio 1848 a Goito l'intervento del reggimento granatieri è decisivo nelle sorti della battaglia attaccando frontalmente e mettendo in fuga gli austriaci del maresciallo Radetzky: l'urlo di battaglia «a me le guardie» lanciato dal comandante, il Duca di Savoia, galvanizzò gli uomini e da allora è rimasto come il motto del corpo.
Nel 1852 il reggimento, unito a quello dei Cacciatori, dà vita alla Brigata granatieri di Sardegna. Il distintivo, che tuttora portano cucito sulla divisa, è composto da una croce rossa in campo bianco con quattro teste di moro bendate ai lati: rappresenta l'antica bandiera di combattimento del popolo sardo, con sovrapposta al centro la granata d'oro del loro corpo. «Le origini di questa bandiera si ricollegano alle vicende storiche dell'isola e ricorda le quattro più importanti vittorie riportate dal popolo sardo sugli arabi invasori, rispettivamente a Sanluri (anno 728), Sulcis (809), Torres (813) e Campo Bianco (849). In questi paesi i sardi ricacciarono in mare i saraceni che provenivano dall'Africa e dalla Spagna e celebrarono la vittoria tagliando la testa agli emiri. Nel 1949, data della ricostituzione dopo la seconda guerra mondiale, il ministero della Difesa stabilì di adottare quell'antico simbolo con una granata d'oro al centro come scudetto distintivo della rinata divisione granatieri di Sardegna. Contro i Nazisti nella seconda guerra mondiale i granatieri furono uno dei due corpi dell'esercito italiano, all'indomani dell'armistizio dell'8 settembre, a prendere le armi contro i tedeschi schierandosi in difesa di Roma capitale. L'altro fu la divisione Aqui, massacrata dai nazisti nell'isola di Cefalonia. Oggi i granatieri si sono adeguati alle esigenze tattiche del nuovo modello di difesa, dispiegati come Brigata meccanizzata a supporto delle missioni di pace. A bordo di autoblindo e cingolati sono in grado di muoversi agilmente su ogni terreno e di intervenire in tutti i teatri di guerra.
                                         Laura Genovese
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