Torino,7 novembre 2006
Intervento dell’Ing. Alberto Tazzetti, Presidente
dell’Unione Industriale di Torino, all’incontro con la
Delegazione Indiana
Autorità, Colleghi Imprenditori Indiani ed Italiani,
per l’Unione Industriale è un alto onore
ospitare la qualificata Delegazione istituzionale ed
imprenditoriale dell’India, guidata oggi dal Presidente della
Tata Motors, Mr. Rajiv Dube al quale rivolgo un benvenuto
particolare.
Dopo l’intensa giornata di ieri a Roma,
nell’ambito dell’Economic Forum "Destination India", la
Delegazione si è suddivisa oggi in quattro gruppi, in funzione
dei settori di rispettiva appartenenza, per visitare i
principali distretti industriali del nostro Paese.
Mi fa molto piacere che a Torino siano
convenuti non soltanto gli imprenditori maggiormente interessati
al settore automotive, ma anche i membri istituzionali e molti
altri componenti della Delegazione.
Desidero ancora ringraziare gli esponenti
delle istituzioni torinesi, che hanno accolto il nostro invito,
e tutti coloro, a partire dal Presidente Montezemolo, che in
Confindustria, Istituto Nazionale Commercio Estero, Associazione
Bancaria Italiana, si sono prodigati per il successo della
riunione.
Trovo inoltre particolarmente significativo
che questa importante missione giunga da noi nell’anno del
Centenario della nostra fondazione.
Tengo a sottolineare che per l’industria
torinese i rapporti economici con l’India sono strategici ed in
continuo sviluppo: nel primo semestre di quest’anno, le nostre
esportazioni sono cresciute dell’11,4% rispetto all’analogo
periodo del 2005.
E’ a partire dal 1994 che l’Unione Industriale
rivolge una speciale attenzione all’importante Paese: proprio
nella primavera di quell’anno costituimmo un nostro "Liaison
Office" a New Delhi, che quest’anno compie dodici anni di
attività, molto intensa.
Già allora, l’Associazione aveva percepito le
grandi potenzialità dell’India che, nel prosieguo degli anni,
per crescita economica si sarebbe situata, assieme alla Cina, al
top dei Paesi in via di sviluppo.
Certo, in questo periodo di tempo, l’India ha
anche vissuto momenti di difficoltà, ma da vari anni la crescita
è incessante. Tra l’altro, nel 2005 è stato prodotto un milione
di auto, mentre nel 2000, la produzione superava a stento le 500
mila unità; per la prima volta è stata superata, in percentuale,
la produzione delle due ruote, tradizionale mezzo di trasporto
del Paese.
L’importanza ed i progressi del settore auto e
della sua componentistica sono ben testimoniati dai recenti
accordi siglati da FIAT con TATA, accordi destinati a rinverdire
la tradizione indiana della casa torinese che, non a caso, con
la "Millecento" realizzò la prima motorizzazione dell’India.
Proprio questi accordi costituiscono un
ulteriore incentivo per le imprese torinesi, specie quelle del
comparto automotive, ad impegnarsi con decisione nei rapporti
economici con l’India.
Il nostro Liaison Office ha fornito nel corso
degli anni assistenza a decine di imprese, partecipato a fiere
internazionali, organizzato missioni, siglato accordi con enti
locali, pubblicizzato il nostro territorio, soprattutto i
prodotti e le tecnologie che fanno di Torino un’area di
eccellenza.
A titolo di esempio, nel 2005, in occasione
della visita in India del nostro Presidente della Repubblica,
organizzò in collaborazione con la Regione Piemonte, una folta
delegazione di aziende torinesi, per ognuna delle quali venne
redatto un preciso programma di visite e incontri con partners
locali.
Per il 2007 è già prevista una nostra
partecipazione ad IETF, la più importante fiera dedicata all’Engineering,
che farà parte delle iniziative attuate in quello che sarà
"l’anno dell’Italia in India".
Sono giornaliere le attività di studio di
mercato e di assistenza a 360 gradi dell’Ufficio di Delhi: dalla
ricerca di partners per joint-ventures o semplici destinatari di
esportazioni, al reperimento di fornitori di materie prime, alla
consulenza legale e fiscale.
L’India, Paese di grande potenzialità, è anche
un mercato non facile da affrontare. Per le aziende associate
poter disporre di un punto di riferimento cui rivolgersi per
iniziare un’attività o sviluppare un progetto, rappresenta
quindi un vantaggio, sia in termini di conoscenza che di
possibilità di successo.
La nostra intenzione è sviluppare ancora più
l’attività dell’Ufficio di Delhi, nell’ambito delle iniziative
per l’internazionalizzazione, una delle priorità nel programma
dell’Unione Industriale.
Per l’opportuna documentazione dei Colleghi
imprenditori indiani, sintetizzo ora le principali
caratteristiche dell’economia torinese.
Il comparto manifatturiero è costituito da
oltre 20 mila imprese, che danno lavoro a circa 250.000 persone,
pari a poco meno di un terzo dell’occupazione complessiva
dell’area. Il fatturato annuo è di circa 50 miliardi di euro.
L’industria torinese si fonda sulla piccola
impresa a controllo familiare: una caratteristica peraltro
comune all’intero tessuto produttivo italiano. Le imprese con
meno di 50 addetti assorbono, infatti, quasi la metà
dell’occupazione manifatturiera; di converso, le grandi imprese
(oltre 500 addetti) occupano poco più del 20% della forza
lavoro.
Negli ultimi anni è aumentato in modo
rilevante il peso della media impresa, anche per effetto della
crescita di raggruppamenti di imprese capaci di combinare i
benefici della grande dimensione con l’agilità e la flessibilità
della piccola impresa.
Torino è un’area fortemente specializzata
nella produzione di mezzi di trasporto e di prodotti meccanici.
La fabbricazione di «mezzi di trasporto»
rappresenta circa un quarto dell’occupazione manifatturiera; la
«produzione di macchine o apparecchi meccanici» (macchine
utensili e prodotti della meccanica strumentale) pesa per il 15%
circa; la «meccanica generale» (prodotti in metallo,
carpenteria, utensili ecc.) costituisce un ulteriore 20%
dell’occupazione industriale, mentre "l’industria
elettrica-elettronica" completa il quadro dei maggiori comparti
di specializzazione con un peso di poco superiore al 10%.
Fra i settori quantitativamente "minori", ha
rilievo il comparto della "gomma-plastica" (6%
dell’occupazione), in gran parte funzionale alla produzione di
autoveicoli e veicoli industriali (pneumatici e componenti).
I settori di consumo hanno un peso complessivo
intorno al 15%, ma si collocano sovente al top dei rispettivi
mercati, spesso esempi dell’Italian Style.
Tessile-abbigliamento, alimentare, settore cartario-grafico.
Fra i fornitori di servizi per l’industria, va
citato il forte sviluppo fatto registrare negli ultimi anni dai
settori delle ICT e della logistica.
Il comparto della "Information & Communication
Technology", intesa in senso più ampio, comprende attualmente
oltre 5.000 imprese con 50.000 occupati. In particolare, il
comparto dei servizi informatici, nato soprattutto per spin-off
da grandi gruppi manifatturieri, ha saputo acquisire autonomia
imprenditoriale e commerciale, attirando significativi
investimenti dall’estero e conquistando una posizione di
leadership in alcuni segmenti high-tech (cartografia, controlli
non distruttivi, sicurezza e ambiente).
La gestione efficiente della logistica è oggi
uno dei tasselli più importanti nella catena del valore di molti
settori industriali. Anche questo comparto ha fatto riscontrare
una crescita rilevante, per effetto della mutata domanda delle
imprese che ha accelerato la evoluzione dei vettori tradizionali
(trasportatori di merci) in fornitori di servizi logistici
integrati.
Torino è però nota in tutto il mondo come una
delle capitali dell’industria dell’auto. La FIAT nacque nel 1899
ad opera di Giovanni Agnelli e di alcuni altri soci ed è oggi
una delle principali case automobilistiche europee.
L’IVECO, società del gruppo FIAT, è uno dei
maggiori produttori mondiali di veicoli industriali, con una
presenza commerciale e produttiva globale.
L’industria automobilistica, o meglio la
"filiera" ("cluster") automotive, è uno dei casi più
interessanti dei processi di "trasformazione nella continuità" o
di "reinterpretazione delle specializzazioni tradizionali" che
ha interessato l’industria torinese negli ultimi decenni.
Tra l’altro, si è verificato uno spostamento
del baricentro produttivo dal prodotto finito ai componenti,
destinati sia al gruppo FIAT che alle altre case
automobilistiche europee e mondiali.
Una ulteriore evoluzione sta avvenendo nel
design industriale, che ha visto nascere a Torino leader
mondiali dello "stile" automobilistico (e non solo) come
Pininfarina, Bertone, Giugiaro. Lo sviluppo di questo comparto
riflette e anticipa il rapido aumento del contenuto di servizio
o di componenti "immateriali" (software, design, immagini, ecc.)
nella produzione di valore , che riguarda anche i prodotti
appartenenti alla più antica tradizione industriale come l’auto.
Importante è a Torino anche il ruolo del
settore aeronautico e aerospaziale, soprattutto per le
ricadute tecnologiche sull’indotto locale che ha dato vita ad un
vero e proprio "distretto".
La produzione di macchine per l’industria
è un altro asse portante dell’industria torinese. Il tessuto
produttivo è in questo caso caratterizzato dalla presenza di
medie e piccole imprese, che pur non raggiungendo dimensioni
paragonabili a quelle dei diretti concorrenti spesso occupano
una posizione di leadership in particolari nicchie di mercato.
Il settore delle macchine utensili è uno dei
pochi che negli ultimi 10 anni ha aumentato il numero degli
occupati e ha rafforzato la sua presenza produttiva.
Fra le caratteristiche trasversali che
accomunano gran parte dei comparti produttivi torinesi, mi preme
sottolinearne due in particolare: la forte proiezione
internazionale e la elevata intensità innovativa.
La tradizionale specializzazione in settori
fortemente esposti alla concorrenza internazionale ha da sempre
spinto le imprese torinesi a uscire dai confini del mercato
nazionale.
Nel 2005 l’industria torinese ha esportato
merci per un valore di 15 miliardi di euro (18 miliardi di
dollari). Circa il 60% delle imprese non-artigiane è presente
sui mercati esteri con una quota variabile della propria
produzione. Si può stimare che il 20-25% del fatturato sia
realizzato oltre frontiera.
I principali mercati sono quelli dell’Unione
Europea, che assorbe circa il 60-65% delle esportazioni
torinesi. Negli ultimi anni, è tuttavia aumentato il peso dei
paesi "emergenti" del Sud-Est Asiatico, del Centro e Sud America
e dell’Est Europa.
Accanto alla tradizionale attività di
esportazione, è cresciuta progressivamente, soprattutto negli
ultimi anni, la presenza produttiva di imprese torinesi
all’estero.
Parallelamente, l’area torinese si
caratterizza nel panorama italiano per la rilevante presenza di
capitale estero. Nella sola provincia di Torino sono
localizzate più di 350 imprese a capitale estero, che danno
lavoro a 57 mila addetti: il 18% circa degli occupati
complessivi nel comparto manifatturiero torinese.
Risulta assai qualificante anche la tendenza
attrattiva di Torino verso importanti Centri di Ricerca di
multinazionali estere: basti qui ricordare i casi Motorola,
General Motors e della cinese JAC.
Una seconda caratteristica strutturale della
nostra industria è difatti l’elevata intensità di innovazione.
Oltre il 20% della spesa italiana di R&S privata è attribuibile
a imprese della nostra regione. Sono circa 18.000 gli addetti
alla R&S, di cui ben 13.500 nel settore privato: anche questo
dato conferma che il Piemonte rappresenta il 20% del dato
italiano complessivo.
Questo elevato tasso di innovazione è reso
possibile anche grazie all’importante apporto del sistema
Universitario. Sia il Politecnico che l’Università, infatti,
collaborano con l’industria da decenni sia nel campo della
ricerca, sia in quello della diffusione e del trasferimento
tecnologico e risultano particolarmente aperti alle
collaborazioni internazionali, come testimoniano i molti
accordi, tra cui alcuni assai recenti, proprio con India e Cina.
Il sistema produttivo torinese è stato
interessato negli ultimi anni da un rilevante processo di
trasformazione in direzione di una progressiva terziarizzazione
e diversificazione. In vent’anni, il comparto manifatturiero ha
perso quasi la metà della sua base occupazionale a favore dei
comparti dei servizi, e in particolare dei servizi rivolti alle
imprese. Ne è risultato un saldo occupazionale netto positivo,
tanto che il tasso di disoccupazione è sceso, negli ultimi due
decenni, dal 10% a meno del 5%, in linea con le regioni a
maggiore sviluppo.
Più che di "terziarizzazione", in effetti, è
opportuno parlare di una crescente integrazione fra le attività
più strettamente industriali e i mondi del terziario, sempre più
differenziati anch’essi e soggetti all’innovazione tecnologica e
organizzativa.
Nei prossimi anni l’industria torinese sarà
soggetta a sfide di grande rilevanza. Si tratta di accelerare la
transizione dal modello di specializzazione, che ne ha
storicamente assicurato il successo, ad un nuovo paradigma che
aggiorni e reinterpreti i tradizionali punti di forza. I terreni
sui quali si misurerà la nostra rinnovata capacità competitiva
sono soprattutto due: l’innovazione e le risorse umane da un
lato; la proiezione internazionale dall’altro.
In entrambi i casi, sarà fondamentale la
capacità delle nostre imprese di superare il vincolo
dimensionale, che frena il potenziale di investimento e limita
l’orizzonte strategico, attraverso la capacità di «costruire
reti»: alleanze , accordi, joint-ventures sul terreno
commerciale, produttivo, tecnologico, della acquisizione di
competenze.
L’India può essere in questo senso un partner
privilegiato per la nostra industria, date le sue
caratteristiche e potenzialità di sviluppo.
Questa riunione e gli incontri bilaterali a
livello aziendale, che avranno luogo nel pomeriggio,
costituiscono un’importante opportunità, che vogliamo cogliere
appieno e far durare nel tempo, affinché entrambe le parti
possano raccoglierne i frutti.