Torino,20 Novembre
Teatro Alfieri
Don BACKY: “c’era una volta uno del clan… Parole e musica”.
Il ragazzo esuberante e fantasioso di Santa Croce sull'Arno -
che rispondeva a Aldo Caponi - affascinato da Bill Haley nel
film "Senza tregua il rock and roll", (1957) dal Marlon Brando
di "Bulli & Pupe" e da James Dean di "Gioventù bruciata", trovò
spazio per esprimere tutta la vulcanica voglia e l'impetuosa
ispirazione che premeva dentro, scrivendo e cantando
l'esuberante e gestuale musica rock, al dancing "La Sirenetta"
(1959). Incise – a sue spese - i primi dischi, nel 1960 con il
nome d'arte di "Agaton." Vale la pena, anche per cercare di
tirare fuori – di questo personaggio – un quadro il più uniforme
possibile, leggere alcune valutazioni sulle ragioni che
contribuirono a fare di Don Backy, uno dei cantanti-autori più
amati dai giovani della sua generazione: <<Per qualche motivo (tutt’altro
che oscuro) Don Backy piaceva molto ai giovani degli anni ’60.
Il suo viso, certo non bello secondo i tradizionali canoni da
fotoromanzo, la sua voce un po’ roca, ma ricca di espressività,
i suoi atteggiamenti controcorrente - tutti questi elementi
contribuivano a fare di Don Backy l’idolo di una gioventù che
negli eroi della musica popolare, cercava qualcosa di più che
'Papaveri e Papere'; cercava chi potesse incarnare le ansie, le
voglie, la pazzia di quei vent’anni che si hanno una sola volta
nella vita. Più o meno. Con quel suo sorriso guascone e la
valigia piena di progetti, era entrato in contatto con Adriano
Celentano, che – dopo aver formato il Clan - cercava talenti non
allineati, elementi dotati di personalità, un po’ spavaldi
anche, lunatici magari… in altre parole, < geniali>>. (Mario
Ragni, discografico) E che Don Backy avesse tutte queste
caratteristiche, lo si evince anche dal ritratto che esce dalla
penna esperta di Gianni Minà: <<Ci sono persone che intrigano
subito la curiosità di un cronista, per la singolarità e la
poliedricità della loro fantasia. Non hanno studiato magari per
fare un certo mestiere, eppure lo fanno, con un’invenzione in
più, qualche volta incorretti, ma sempre interessanti più degli
altri, spesso geniali. Il mio amico Aldo Caponi è uno di questi.
Nei famigerati anni ’60 non era un musicista, eppure era il più
creativo autore del Clan Celentano, non aveva voce affinata,
eppure era diventato cantante non banale. I suoi successi,
l’Immensità, Canzone, sono vere immagini di un epoca, e fecero
schiattare d’invidia i cosiddetti ‘autori patentati’, a chi
pensava che i cantautori impegnati fossero altri. E lui rideva.
Don Backy non dimenticava le sue radici, la sua terra ironica e
anarchica.
Già, l’anarchia, che nasconde più spesso un carattere inquieto e
sofferto ... Può essere incorretto Don Backy, ma non è mai
banale e in un mondo dove siamo sempre più schiavi di mode e
modelli e di comunicazioni imposte, è uno dei pochi della musica
che ha il gusto di usarle, invece, queste comunicazioni, per
rompere,
quando gli riesce, gli stereotipi del momento.>>. La sua
personale visione della vita, lo ha portato - nei testi - a
spaziare oltre i confini consueti. Lo rileva un attento studio
analitico sui cantautori, eseguito dalla classe femminile 3°B -
Ist. Prof. per il Commercio - Pt.: <<...un giorno troverò un po’
d'amore anche per me, per me che sono nullità, nell'Immensità...
I versi di Don Backy sono sempre chiari e comprensibili, il
messaggio arriva direttamente, non va cercato. I testi di questo
autore sono indubbiamente poesie in cui l'individuale è un mezzo
per giungere all'universale, in cui l'uomo, il microcosmo, è
tale in quanto facente parte di una realtà più vasta, spaziale,
immensa: il macrocosmo, che é l'infinito e quindi l'Amore (viene
alla mente Leopardi). L'amore, cantato non in senso strettamente
individuale, diventa qualcosa di universalmente valido così da
essere alla portata di tutti, qualcosa in cui tutti possano
riconoscersi. Così l'amore non è solo fatto di capelli da
accarezzare, labbra da baciare e via dicendo, ma è qualcosa di
più: E' pensiero, è foscoliana 'corrispondenza d'amorosi sensi'
, per i sentimenti non ci sono più barriere né limiti –
temporali: “…E un giorno io saprò, d’essere un piccolo pensiero,
nella più grande immensità…”.
Certamente queste cose dette in momenti in cui era di moda
essere ermetici e usare termini difficili - che colpivano e
attiravano l'attenzione del pubblico con lo stupore e il non
senso - venivano percepite a fondo da pochi, perché troppo
chiare e riflessive. Le mode spesso tappano gli occhi>> .
L'italica maniera di concepire la melodia, mai ispirata a mode
anglosassoni o francesi, ha conferito - a questa - una
freschezza difficilmente riscontrabile, che - nel genere - ne fa
un caposcuola: <<L'ultima canzone composta per il Clan, 'Poesia',
è una delle canzoni più belle della musica leggera italiana...
In qualche modo si può considerare un piccolo manifesto
artistico di Don Backy, che ha come regola principale la
semplicità e, nello stesso tempo, un candore espressivo che si
può accomunare allo spirito che anima i pittori naif.
Mi ha sempre colpito il fatto che questo artista cercasse di
esprimersi attraverso varie frontiere: La canzone, la
letteratura, il fumetto. Don Backy vi si è mosso con lo scrupolo
di certi vecchi artigiani - razza ormai in via di estinzione -
che sembravano avere l’inconsapevolezza della poesia, ma che
riuscivano a creare piccoli incantesimi… Un altro riferimento da
non sottovalutare è il “Poema a fumetti’”di Dino Buzzati,
un’opera ancor troppo sottovalutata dalla critica fumettistica.
Di quel poema, Don Backy ha ‘rubato’ soprattutto la voglia di
sperimentazione e voglia di divertimento che animava Buzzati.>>
(Vincenzo Mollica)
Di quest’avviso, è anche lo scrittore Alberto Bevilacqua:
<<...Mi ricorda il Buzzati, che da raffinato, sapeva cambiarsi
in naif…
Le canzoni di Don Backy sono fini, risentono degli umili cantori
delle antiche corti, delle romanze, delle melodie degli
erratici: Stimmate che troviamo anche nel viso dell'autore,
perfettamente intonato alle sue melodie, aguzzo e trasognato, da
bardo, da stradaiolo… E’ il segno di una fantasia.
Non é poco in un mondo dove corre per lo più, il vuoto delle
ugole.>> Dal Clan uscì nel 1967, mosso, e da motivi d'ordine
amministrativo - assolutamente lontani dallo spirito che aveva
animato gli inizi della loro grande avventura - e da un
incoercibile bisogno di una propria autonomia artistica,
avvertita in modo così personale da non potersi dividere con
nessuno. <<...Tanta frenetica attività, rivela l'incontenibile
folletto dell'invenzione che gli urge dentro, per cui, dopo un
po', qualunque vestito é stretto, qualunque schema é
insopportabile...>> (G. Minà) Proprio per questo, cercò altre
espressioni artistiche e nuove emozioni da vivere e da far
vivere, in un ricco ventaglio di creazioni, che spaziano dal
cinema, al teatro, alla pittura, alla composizione letteraria,
alla grafica, sui quali - espresso per il suo fumetto l'Inferno
- è significativo un altro giudizio di Alberto Bevilacqua: <<(…)
…La fantasia ama – a volte – tradursi in tratti somatici, e io
lo so bene, essendo nato lungo un fiume come il Po, dove i
cantastorie portavano – appunto - in faccia la fantasia che
cantavano e descrivevano.
Don Backy ha la faccia di quei cantastorie: La fantasia vi trova
i suoi spigoli dietro cui scantonare nel mistero, i suoi slarghi
musicali improvvisi. 'Si porta l'anima sotto gli occhi', dicono
dalle mie parti. Lo dicevano – attenzione – anche dell'Ariosto e
delle sue figure, nonché del Parmigianino e delle sue pitture
(…) …Don Backy continua a cavalcare l'Ippogrifo, e se prima di
questa cavalcata, si udiva la voce cantante, ora si ascoltano le
visioni. Perché anche le visioni messe su pagina, hanno il loro
cantare: E come!>> Negli anni a venire la sua produzione in
canzoni – sempre fresca, di qualità e mai ripetitiva – annovera
titoli quali: 'Sognando', 'l'Artista', 'Fantasia', e altri meno
conosciuti ma assolutamente significativi della sua maturazione,
soprattutto poetica. A questo proposito - tra le circa 400
canzoni composte a tutt'oggi - è importante segnalare qualche
titolo esplicativo: 'Il pianeta del sole', 'Viaggio', 'Rock and
roll', 'Ali', 'Vado', 'Madre', 'L'Amore è forte', 'Bella la vita
mia', 'Grande musica', 'Sarebbe bello', 'Sardegna', 'Regina',
'Ragazza di notte', 'Sulla Strada', 'Terra', 'Vi lascero', 'Verità',
onde rendersi conto del vasto fronte concettuale che lo
interessa. Non essendo stati presi in considerazione dalla
grande discografia, che ha fatto cadere le sue scelte più sul
carattere, che sulle capacità dell'artista, e quindi - di
conseguenza – dai grandi media, i quali - ignorandone le
potenzialità - ne hanno tarpato l'inserimento nel grande mercato
commerciale. Argutamente lo nota ancora una volta il
discografico Mario Ragni: <<…Questo artista, spesso giudicato
difficile, proprio nel contatto con il grande pubblico, ha
dimostrato le proprie qualità. Qualità che solo Don Backy ha
posseduto>>. |