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Don BACKY: “c’era una volta uno del clan… Parole e musica”.
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Don BACKY: “c’era una volta uno del clan… Parole e musica”.
Il ragazzo esuberante e fantasioso di Santa Croce sull'Arno - che rispondeva a Aldo Caponi - affascinato da Bill Haley nel film "Senza tregua il rock and roll", (1957) dal Marlon Brando di "Bulli & Pupe" e da James Dean di "Gioventù bruciata", trovò spazio per esprimere tutta la vulcanica voglia e l'impetuosa ispirazione che premeva dentro, scrivendo e cantando l'esuberante e gestuale musica rock, al dancing "La Sirenetta" (1959). Incise – a sue spese - i primi dischi, nel 1960 con il nome d'arte di "Agaton." Vale la pena, anche per cercare di tirare fuori – di questo personaggio – un quadro il più uniforme possibile, leggere alcune valutazioni sulle ragioni che contribuirono a fare di Don Backy, uno dei cantanti-autori più amati dai giovani della sua generazione: <<Per qualche motivo (tutt’altro che oscuro) Don Backy piaceva molto ai giovani degli anni ’60. Il suo viso, certo non bello secondo i tradizionali canoni da fotoromanzo, la sua voce un po’ roca, ma ricca di espressività, i suoi atteggiamenti controcorrente - tutti questi elementi contribuivano a fare di Don Backy l’idolo di una gioventù che negli eroi della musica popolare, cercava qualcosa di più che 'Papaveri e Papere'; cercava chi potesse incarnare le ansie, le voglie, la pazzia di quei vent’anni che si hanno una sola volta nella vita. Più o meno. Con quel suo sorriso guascone e la valigia piena di progetti, era entrato in contatto con Adriano Celentano, che – dopo aver formato il Clan - cercava talenti non allineati, elementi dotati di personalità, un po’ spavaldi anche, lunatici magari… in altre parole, < geniali>>. (Mario Ragni, discografico) E che Don Backy avesse tutte queste caratteristiche, lo si evince anche dal ritratto che esce dalla penna esperta di Gianni Minà: <<Ci sono persone che intrigano subito la curiosità di un cronista, per la singolarità e la poliedricità della loro fantasia. Non hanno studiato magari per fare un certo mestiere, eppure lo fanno, con un’invenzione in più, qualche volta incorretti, ma sempre interessanti più degli altri, spesso geniali. Il mio amico Aldo Caponi è uno di questi. Nei famigerati anni ’60 non era un musicista, eppure era il più creativo autore del Clan Celentano, non aveva voce affinata, eppure era diventato cantante non banale. I suoi successi, l’Immensità, Canzone, sono vere immagini di un epoca, e fecero schiattare d’invidia i cosiddetti ‘autori patentati’, a chi pensava che i cantautori impegnati fossero altri. E lui rideva. Don Backy non dimenticava le sue radici, la sua terra ironica e anarchica.
Già, l’anarchia, che nasconde più spesso un carattere inquieto e sofferto ... Può essere incorretto Don Backy, ma non è mai banale e in un mondo dove siamo sempre più schiavi di mode e modelli e di comunicazioni imposte, è uno dei pochi della musica che ha il gusto di usarle, invece, queste comunicazioni, per rompere,
quando gli riesce, gli stereotipi del momento.>>. La sua personale visione della vita, lo ha portato - nei testi - a spaziare oltre i confini consueti. Lo rileva un attento studio analitico sui cantautori, eseguito dalla classe femminile 3°B - Ist. Prof. per il Commercio - Pt.: <<...un giorno troverò un po’ d'amore anche per me, per me che sono nullità, nell'Immensità...
I versi di Don Backy sono sempre chiari e comprensibili, il messaggio arriva direttamente, non va cercato. I testi di questo autore sono indubbiamente poesie in cui l'individuale è un mezzo per giungere all'universale, in cui l'uomo, il microcosmo, è tale in quanto facente parte di una realtà più vasta, spaziale, immensa: il macrocosmo, che é l'infinito e quindi l'Amore (viene alla mente Leopardi). L'amore, cantato non in senso strettamente individuale, diventa qualcosa di universalmente valido così da essere alla portata di tutti, qualcosa in cui tutti possano riconoscersi. Così l'amore non è solo fatto di capelli da accarezzare, labbra da baciare e via dicendo, ma è qualcosa di più: E' pensiero, è foscoliana 'corrispondenza d'amorosi sensi' , per i sentimenti non ci sono più barriere né limiti – temporali: “…E un giorno io saprò, d’essere un piccolo pensiero, nella più grande immensità…”.
Certamente queste cose dette in momenti in cui era di moda essere ermetici e usare termini difficili - che colpivano e attiravano l'attenzione del pubblico con lo stupore e il non senso - venivano percepite a fondo da pochi, perché troppo chiare e riflessive. Le mode spesso tappano gli occhi>> . L'italica maniera di concepire la melodia, mai ispirata a mode anglosassoni o francesi, ha conferito - a questa - una freschezza difficilmente riscontrabile, che - nel genere - ne fa un caposcuola: <<L'ultima canzone composta per il Clan, 'Poesia', è una delle canzoni più belle della musica leggera italiana... In qualche modo si può considerare un piccolo manifesto artistico di Don Backy, che ha come regola principale la semplicità e, nello stesso tempo, un candore espressivo che si può accomunare allo spirito che anima i pittori naif.
Mi ha sempre colpito il fatto che questo artista cercasse di esprimersi attraverso varie frontiere: La canzone, la letteratura, il fumetto. Don Backy vi si è mosso con lo scrupolo di certi vecchi artigiani - razza ormai in via di estinzione - che sembravano avere l’inconsapevolezza della poesia, ma che riuscivano a creare piccoli incantesimi… Un altro riferimento da non sottovalutare è il “Poema a fumetti’”di Dino Buzzati, un’opera ancor troppo sottovalutata dalla critica fumettistica. Di quel poema, Don Backy ha ‘rubato’ soprattutto la voglia di sperimentazione e voglia di divertimento che animava Buzzati.>> (Vincenzo Mollica)
Di quest’avviso, è anche lo scrittore Alberto Bevilacqua: <<...Mi ricorda il Buzzati, che da raffinato, sapeva cambiarsi in naif…
Le canzoni di Don Backy sono fini, risentono degli umili cantori delle antiche corti, delle romanze, delle melodie degli erratici: Stimmate che troviamo anche nel viso dell'autore, perfettamente intonato alle sue melodie, aguzzo e trasognato, da bardo, da stradaiolo… E’ il segno di una fantasia.
Non é poco in un mondo dove corre per lo più, il vuoto delle ugole.>> Dal Clan uscì nel 1967, mosso, e da motivi d'ordine amministrativo - assolutamente lontani dallo spirito che aveva animato gli inizi della loro grande avventura - e da un incoercibile bisogno di una propria autonomia artistica, avvertita in modo così personale da non potersi dividere con nessuno. <<...Tanta frenetica attività, rivela l'incontenibile folletto dell'invenzione che gli urge dentro, per cui, dopo un po', qualunque vestito é stretto, qualunque schema é insopportabile...>> (G. Minà) Proprio per questo, cercò altre espressioni artistiche e nuove emozioni da vivere e da far vivere, in un ricco ventaglio di creazioni, che spaziano dal cinema, al teatro, alla pittura, alla composizione letteraria, alla grafica, sui quali - espresso per il suo fumetto l'Inferno - è significativo un altro giudizio di Alberto Bevilacqua: <<(…) …La fantasia ama – a volte – tradursi in tratti somatici, e io lo so bene, essendo nato lungo un fiume come il Po, dove i cantastorie portavano – appunto - in faccia la fantasia che cantavano e descrivevano.
Don Backy ha la faccia di quei cantastorie: La fantasia vi trova i suoi spigoli dietro cui scantonare nel mistero, i suoi slarghi musicali improvvisi. 'Si porta l'anima sotto gli occhi', dicono dalle mie parti. Lo dicevano – attenzione – anche dell'Ariosto e delle sue figure, nonché del Parmigianino e delle sue pitture (…) …Don Backy continua a cavalcare l'Ippogrifo, e se prima di questa cavalcata, si udiva la voce cantante, ora si ascoltano le visioni. Perché anche le visioni messe su pagina, hanno il loro cantare: E come!>> Negli anni a venire la sua produzione in canzoni – sempre fresca, di qualità e mai ripetitiva – annovera titoli quali: 'Sognando', 'l'Artista', 'Fantasia', e altri meno conosciuti ma assolutamente significativi della sua maturazione, soprattutto poetica. A questo proposito - tra le circa 400 canzoni composte a tutt'oggi - è importante segnalare qualche titolo esplicativo: 'Il pianeta del sole', 'Viaggio', 'Rock and roll', 'Ali', 'Vado', 'Madre', 'L'Amore è forte', 'Bella la vita mia', 'Grande musica', 'Sarebbe bello', 'Sardegna', 'Regina', 'Ragazza di notte', 'Sulla Strada', 'Terra', 'Vi lascero', 'Verità', onde rendersi conto del vasto fronte concettuale che lo interessa. Non essendo stati presi in considerazione dalla grande discografia, che ha fatto cadere le sue scelte più sul carattere, che sulle capacità dell'artista, e quindi - di conseguenza – dai grandi media, i quali - ignorandone le potenzialità - ne hanno tarpato l'inserimento nel grande mercato commerciale. Argutamente lo nota ancora una volta il discografico Mario Ragni: <<…Questo artista, spesso giudicato difficile, proprio nel contatto con il grande pubblico, ha dimostrato le proprie qualità. Qualità che solo Don Backy ha posseduto>>.
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